Il conflitto in età adolescenziale

La parola conflitto rimanda a termini quali combattimento o urtare una cosa contro l’altra e per tale ragione assume un significato negativo, una situazione di cui preoccuparsi, da evitare e di cui aver paura.

BISOGNEREBBE SEMPRE EVITARLO?!

A mio avviso il conflitto quando si hanno figli in età adolescenziale è essenziale in primo luogo perché banalmente permette all’adolescente di esprimersi e di lanciare un messaggio all’adulto. Volutamente ho utilizzato due termini “esprimere” e “lanciare un messaggio” in quanto il conflitto non è necessariamente parlato, può essere silenzioso e profondo: non mi cimenterò nel raccontare quale sia meglio perché reputo che non esista una risposta unanime e migliore in quanto tutto si gioca sulla personalità degli interessati e sulle diverse capacità di dialogarlo.

PERCHE’ L’ADOLESCENTE NE HA COSI’ BISOGNO?

L’adolescente è in continua lotta con se stesso, con se stesso e il mondo, la società, le regole ma in primis con la famiglia, una piccola società nella quale vi sono ruoli e regole da condividere e da rispettare. Ed è proprio qui che nascono i primi conflitti, luoghi dove i ragazzi si sperimentano e si preparano al mondo esterno e per questo quindi necessari e formanti; la famiglia pertanto non deve averne paura ma deve farne i conti e pre-vederli come una delle tappe evolutive.

QUAL E’ IL RUOLO DEL GENITORE?

Il ruolo del genitore quindi sarà quello di essere presente, senza esercitare una presenza pressante e solo fisicamente ma fornendo una presenza sostanziale, autentica e interessata ai suoi interessi; volgere lo sguardo ai propri figli adolescenti significa cercare di comprendere i loro stati d’animo senza fornire loro delle interpretazioni ma cercando un dialogo che a volte può essere anche urlato, silenzioso o sfidante. Ciò può fare paura perché sembra tutto sbagliato e tutto confusionario ma una valorosa psicologa con la quale ho avuto l’onore di lavorare mi ha insegnato che a volte bisogna avere il coraggio di aspettare: aspettare i loro tempi, aspettare i tempi della relazione, i tempi anche nostri di saper ascoltare.

Ma la presenza non basta, dobbiamo essere un modello per loro: le parole sono forse necessarie ma non sufficienti perché per i ragazzi il modello comportamentale assume un enorme significato. Quante volte si sente apostrofare un genitore dal proprio figlio “sei un ipocrita” ed è proprio ravvisabile nel modello che il genitore mantiene durante la vita quotidiana che permette all’adolescente di identificarsi con lui, di lottare contro di lui e di prendere le parti migliori per se stesso: alla continua ricerca della propria identità.

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